Socìetas Raffaello Sanzio
Amleto,
la veemente esteriorità
della morte di un mollusco
di Romeo Castellucci
Orazio Paolo Tonti
regia Romeo Castellucci
ritmo drammaticoChiara Guidi
melodia Claudia Castellucci
tecnici macchinistiAlberto Giorgetti, Flavio Urbirj
materie Allegra Corbo
energie Stephan Duve
direttore tecnicoPierre Houben
cura Gilda Biasini, Cosetta Nicolini
produzione Societas Raffaello Sanzio, Wiener Fest Woch
in collaborazione con il Teatro Comunale Bonci di Cesena
Al suo apparire nel 1991, questo lavoro non rappresentò per la Societas Raffaello Sanzio un ritorno all'ordine della grande tradizione, ma un viaggio di discesa agli inferi del linguaggio giungendo, per così dire, nel campo nemico: il testo per antonomasia di questa tradizione: l'Amleto di Shakespeare. Dunque Amleto come crocevia su cui pensare il mito dell'attore. Amleto percorre una via involutiva per arrivare alla sorgente dello scandalo: il grembo materno. Pone il dubbio fin lì, ma non si tratta di regredire all''infanzia o di un ritorno intra‑uterino: Amleto si involve per negarsi a ritroso, fino ai recessi dei feto. Un corpo che, come Ofelia, torna alle acque; un molle feto. Amleto vive lo stadio del mollusco: è colui che decostruisce lo scheletro rifiutandolo quale impalcatura del preordinamento statuale e organicistico dell'ordine come sistema. L'unico risultato sarà quello di liquefare i limiti; di rendere equorei i con fini tra morte e vita; di ridare del corpo un'immagine palustre, fangosa, molle all'inverosimile, che nasconda in sé lo scambio simbolico dell'enigma della sua vita che può essere e, contemporaneamente, non essere; può morire e, contemporaneamente, dormire. In Amleto ciò che è 'E’" (l'essere), si metamorfosa in "E" (il segno di congiunzione), secondo il senso deleuziano: azione che diventa combinazione; la "e" come "la strada di tutte le relazioni ". Decade così l'individuazione di Amleto, il ruolo, la funzione, tanto che Shakespeare fa dire al Re: "Avrete certo già sentito qualcosa della metamorfosi di Amleto. Non saprei chiamarla altrimenti, perché egli non somiglia più né di fuori né di dentro a quello che era". Metamorfosi è, appunto, il venire della "e", un intervallo sempre teso che è, insieme, taglio e congiunzione: non ciò che sta al di qua o al di là da esso, ma la lineetta stessa tra essere-non essere. La pausa - il tempo non battuto - è ora la battuta, e diventa il luogo dell'anamnesi amletica.