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Compositore
V.I. Martynov |
Scenografia e costumi preparati nei laboratori del |
LE LAMENTAZIONI Il libro delle
Lamentazioni di Geremia trasposto in canto |
Scenografia
e messinscena A.V. Vassil'ev Regista
N. Cindjaikin Scenografo I.Popov Ensemble di musica sacra anticorussa "Sirin" Diretto da
A. Kotov Cantanti
I. Bajgulova O. Bajgulova S. Barannikov V. Georgievskaja O. Eliseev R. Kostrykin P. Kunič A. Sagajdak A. Skundina M. Šentalinskaja E. Amirbekjan G. Guseva M. Stepanič I. Mišenkova |
teatro "Scuola d'arte drammatica" Direttore tecnico
A.Narazov Macchinisti di scena N. Antonov S. Koroteev V. Nazarov Costumi
S. Zabavnikova Aiuto costumisti
V. Andreev I. Zajceva Luci
I.Daničev Direttore artistico del
Teatro
A.V. Vassil'ev Il teatro "Scuola d'arte drammatica"
ringrazia il direttore artistico dell' "Accademia di musica antica"
TatjanaGrindenko per la collaborazione |
Lamentazioni anticorusse
E’ una composizione tratta
dall'Antico Testamento che Vassil'ev ha presentato nel suo teatro di Mosca in
occasione del festival internazionale dedicato a Cechov. Nessuna parola viene
pronunciata, attraverso i versi biblici cantati, mirabilmente, dal Coro delle
Antiche Musiche Spirituali Russe, sulle note delle musiche composte da Martynov
nello scenario semplice, ma bellissimo ideato da Igor Popov. Questa messa in
scena è riuscita a provocare nel pubblica, investito da questa severa, ma
melodiosa atmosfera spirituale, delle emozioni fortissime. Qui di seguito
alcuni appunti di Martynov sullo spettacolo.
L'idea di scrivere
una composizione ortodossa, extra o para liturgica, sulla base di uno dei testi
biblici più importanti ed unitari, mi è venuta negli anni 1990‑91 dopo la
felice esecuzione in Germania dell"Apocalisse". Proprio in quello
stesso periodo nasceva il complesso corale "Sirin". I suoi componenti
avevano scoperto uno stile originale che combinava i canti liturgici
anticorussi con la tradizione del canto folciorico. Era un tentativo
radicalmente nuovo, non a carattere restaurativo, di far rinascere il canto
anticorusso; il loro lavoro, infatti, non dava l'impressione di qualcosa di
museale ma al contrario, di molto vivo e moderno. Ho scritto davvero molto per
i cori delle chiese e mi sono occupato di riportare in vita i canti liturgici
anticorussi in vari monasteri. Ma quando ho sentito per la prima volta i
cantori del complesso corale "Sirin", ho capito che solo loro erano
capaci, non soltanto di ricostruire gli antichi canti liturgici, ma anche di
eseguire una composizione autenticamente originale e moderna che, pur tenendo
conto delle antiche strutture, non si limitasse a riprodurle. Ecco perché
"Le lamentazioni di Geremia" sono state scritte specificatamente per
"Sirin"; anzi, sono state create insieme a questo complesso corale e
via via verificate dal vivo, durante il processo di scrittura. L'opera è stata
scritta in diverse fasi: spesso ciò che era stato già composto veniva
controllato durante le prove, e solo allora la partitura veniva corretta. Penso
che davvero nessuno, a parte gruppo Sirin, potrebbe cantare "Le
lamentazioni". "Le lamentazioni di Geremia" sono state eseguite
la prima volta nel 1992 durante il festival d'avanguardia
"Alternativa". Ancora non avevano i prologhi, la seconda parte e il
quinto capitolo ma fu comunque in quell'occasione che furono ascoltate per la
prima volta da un pubblico. Poi seguirono altri concerti. Interamente sono
state eseguite per la prima volta nel 1993, nell'ambito delle "Serate di
dicembre" organizzate presso il Museo di Arti figurative A.S. Puskin.
‑ Perché avete scelto proprio il testo
delle "Lamentazioni di Geremia" per la vostra opera? Il mondo per
come è attualmente, si presenta ai nostri occhi come un cumulo di macerie in
tutti i campi ‑ nell'ecologia, nella morale, nell'estetica, nell'arte.
Una situazione storica che presenta condizioni analoghe a quelle in cui versa
il nostro mondo è quella della Gerusalemme distrutta, pianta dal profeta
Geremia nelle sue "Lamentazioni". Il suo pianto non esprime solo
disperazione e senso dell'ineluttabilità: è una preghiera, è una presa di
coscienza del tradimento compiuto nei confronti della realtà superiore,
tradimento che è causa della distruzione di Gerusalemme e del mondo. Ecco
perché l'unica azione reale e costruttiva può essere la ripetizione rituale del
pianto del profeta poiché è solamente dopo aver pianto con pentimento il
proprio tradimento che possiamo sperare di riuscire a ricostruire, prima o poi,
il mondo che abbiamo distrutto.