Teatro e diversità
In un mondo modellato prevalentemente dalle strategie espansionistiche della globalizzazione e da pratiche imprenditoriali aggressive, per molti non è ancora chiaro quanto questi recentissimi sviluppi rappresentino un passaggio “post” coloniale e nazionalista o semplicemente un’evoluzione che può lasciare spazio alla discussione sulla coesistenza attraverso la tolleranza delle differenze, ma che in fondo difende lo status quo politico e finanziario dominante. Qualunque sia la risposta, una cosa è certa: il teatro, come parte integrante della realtà sociale ed economica, non può fare a meno di essere influenzato da tali sviluppi, sia sul piano ideologico che su quello estetico.
In considerazione dei meccanismi avvolgenti del tardo capitalismo, c’è ancora spazio per un teatro della diversità e della deviazione per la crescita e la sopravvivenza? Cosa può o deve fare l’arte di Dioniso (o l'arte della critica teatrale, per quel che conta) per una realtà economica e sociale apparentemente omogenea eppure segretamente diversificata come quella che viviamo nella nostra Europa post-moderna, fatta di nazioni, lingue, religioni e dogmi differenti? Come si possono abbattere le barriere della non corrispondenza tra i diversi centri culturali e le periferie emarginate? A lungo termine, come può il teatro nel suo complesso consentire una migliore democratizzazione delle nazioni e un ulteriore rafforzamento delle difese delle persone contro il razzismo e l’ineguaglianza?
Professor Savas Patsalidis, Università Aristotele di Salonicco
Associazione dei critici teatrali e musicali greci