Convegni

PREMIO EUROPA PER IL TEATRO

 

Premio Europa per il Teatro
II edizione

Taormina, 5-7 maggio 1989

Hotel S. Domenico Palace

VENERDI' 5 MAGGIO

Sala Etna

ore 19.30 TAVOLA ROTONDA

"La Critica e le Culture Europee"
Associazione Internazionale Critici di Teatro

SABATO 6 MAGGIO

Sala Convegno

Convegno: Peter Brook: "Dal cammino alla via"

ore 10.00 BROOK E SHAKESPEARE
- Michael Billington: "Brook alla Royal Shakespeare Company"
- Irving Wardle: "Brook e Shakespeare"
- Isabella Imperiali: "Il Viaggio di Lear nel film di Brook"

BROOK E LA LETTERATURA EPICA
- Georges Banu: "La Conference des Oiseaux"
- David Williams: "Mahabharata"
- Margaret Croyden: "Le tecniche ebraiche nel Mahabharata"

ore 12.30 DIBATTITO

ore 13.30 Intervallo

ore 15.30 RIFERIMENTI PER L'ESTETICA DI BROOK
- Ferruccio Marotti: "Brook come artigiano del teatro"
- John Elsom: "Obstaining for novelties"
- Peter Selem: "L'essenzializzazione del linguaggio teatrale"
- Renzo Tian: "Brook come scrittore e saggista di teatro"
- Guy Dumur: "Ce que Brook m'a apporté"
- Olivier Ortolani: "Il pubblico, il IV partner"
- Masolino D'Amico: "Brook e la drammaturgia contemporanea anglosassone"
- Guido Almansi: "La tragedie de Carmen o l'opera in miniatura"
- Maurizio Grande: "Regia come scrittura di scena"

DOMENICA 7 MAGGIO

Sala Convegno

Convegno: Peter Brook: "Dal cammino alla via"
(II parte)

ore 9.00 TESTIMONIANZE:

John Arden, Margaretta D'Arcy, Marie-Hélène Estienne,
Jean Kalman, Jean-Guy Lecat, Alain Maratrat,
Bruce Myers, Chloe Obolenski, Yoshi Oida,
Arby Ovanessian, Andrei Serban, Raf Vallone e Glenda Jackson

ore 13.00 Intervallo

ore 15.30 Micheline Rozan: "La creazione del <<Centre International>> a Parigi"

ore 16.00 CONFERENZA
Peter Brook: "Dal cammino alla via"

ore 16.30 INCONTRO-DIBATTITO CON PETER BROOK

Coordinatore: Georges Banu


NOTA AL CONVEGNO
Peter Brook, "Dal cammino alla via"

Peter Brook ha esordito alla Royal Shakespeare Company con <<Pene d'Amore Perdute>>. Si era alla fine della guerra e il giovane regista voleva evitare, come affermò, di "strofinare la ferita con il sale". Accettò pertanto di mettere in scena una commedia fresca e leggera. Il teatro doveva aiutare a guarire. Quarant'anni più tardi portava a termine il progetto di <<Mahabbarata>> in cui l'uomo, dopo aver attraversato il dolore della guerra, accede alla luce, alla serenità. La sua opera cercava sempre dei rimandi per aiutare a superare il male, la violenza, la distruzione. Ma, cosa eccezionale, in Brook, l'uomo e l'opera fanno un tutt'uno e, indissociabili, esprimono lo stesso rifiuto di capitolazione in nome della richiesta di un duplice compimento di sé e del teatro. Oggi l'Europa, dandogli il suo più alto premio teatrale, riconosce quanto i suoi spettatori e i suoi artisti gli devono.
Un simbolico incontro aprirà queste giornate: l'incontro tra Brook e Grotowski. All'inizio degli anni '60, uno a Londra e l'altro ad Opole, in Polonia, scoprirono che le loro ricerche erano affini e si ritrovarono l'uno con l'altro. Da allora le strade intraprese non furono più le stesse, ma li lega sempre una profonda relazione. Questa consiste nella convinzione comune che l'essere, il suo corpo, possiede le risorse di rinnovamento. Bisogna fare di tutto per raggiungerle e per svegliarle. Brook e Grotowski - un'amicizia che ha segnato il teatro.
Nella seconda giornata una serie di comunicazioni si articoleranno nella ricerca di richiamare i grandi momenti della sagra brookiana, di captare, attraverso molteplici analisi,soprattutto i rapporti da Brook a Shakespeare, di dire ciò che Brook ha portato di nuovo nella relazione tra l'attore e il pubblico e di cogliere la sua dinamica.
Parlare di Brook è voler ricompensare un cammino, una spirale la cui circonferenza si riduce sempre di più, in breve seguire "un punto in movimento".
Nella terza giornata ci saranno le testimonianze di attori, autori e collaboratori che hanno lavorato o che lavorano con Brook; ognuno cercherà di esprimere ciò che nell'approccio pratico del teatro Brook gli ha rivelato.
Spesso è la testimonianza che apporta questa verità di cui la teoria si nutre.
L'Europa saluta a Taormina uno dei suoi maestri.

Georges Banu
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SABATO 6 MAGGIO

Sala Convegno

ore 18.00 TAVOLA ROTONDA


"Le Istituzioni teatrali europee" a cura di Renzo Tian


NOTA ALLA TAVOLA ROTONDA
Le istituzioni teatrali in Europa

Da qualche tempo si sta dicendo che il processo di unificazione europea, esposto ad innumerevoli difficoltà e resistenza sul piano politico, economico e finanziario, dovrebbe trovare un campo di applicazione più agevole nel settore della cultura. E che, ad esempio una "Europa dei teatri" si dovrebbe poter costruire con maggior facilità che non un'Europa delle monete o dell'agricoltura. Ciò è sicuramente vero sul piano ideale: ne abbiamo le prove in tutto ciò che è stato fatto, o tentato, per avvicinare le varie culture nazionali, e in particolare la cultura teatrale che di per se stessa riveste un carattere di partecipazione e consociazione. Rimane ancora largamente aperto il problema delle istituzioni: gli organismi, cioè, da cui la cultura teatrale promana non solo come produzione di spettacoli ma anche come propulsione di idee ed esperienze. Attraversata da una crisi di rinnovamento un po' dappertutto, l'istituzione teatrale nazionale proietta il suo travaglio anche sulla dimensione europea: difficile la vita di quelle esistenti, rischiosa la fondazione di quelle nuove. Ma la posta in gioco è grossa: gettare le fondamenta di una o più "case del teatro" dove i creatori di teatro a tutti i livelli possano verificare e confrontare in comunità di intenti le loro esperenze, i loro sentimenti, le loro utopie.

Renzo Tian

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Premio Europa per il Teatro
III edizione

Taormina, 25-27 maggio 1990


Palazzo dei Congressi
VENERDI' 25 MAGGIO

Premio speciale per le nuove realtà teatrali europee
a Anatolij Vassil'ev

ore 16.00 Conferenza introduttiva
Franco Quadri (Critico La Repubblica)
Peter Brecic: "1" (Direttore Festival di Spalato)

ore 17.15 Dimostrazioni
Vassil'ev dirigerà gli attori della Scuola d'Arte Drammatica di Mosca con dimostrazioni sul metodo di lavoro e prove aperte al pubblico

ore 18.45 Incontro-dibattito con Vassil'ev
Coordinatore: Franco Quadri


GIORNATA ANATOLIJ VASSIL'EV

Se Anatolij Vassil'ev si distingue nel panorama sovietico per essere in qualche modo "indipendente", dirigendo un teatro che ha aperto la via in grande espansione agli atuali "studi" sperimentali, stabile è l'équipe dei suoi attori, spesso formati al suo insegnamento: e a sottolineare l'importanza per il regista del "materiale umano", ecco la denominazione programmatica del suo gruppo come "Scuola". Ma è il coinvolgimento drammaturgico a qualificare il regista, nella collaborazione creativa con Victor Slavlein, affidata ad uno studio post-cechoviano, e poi nell'appassionante scoperta di Pirandello attraverso i metodi d'improvvisazione dell'ultimo Stanislavkij, assumendo i suoi testi come autentici canovacci per doppiare la creazione dell'autore: è un procedimento che, come si sa, ha restituito ai Sei personaggi (ma anche a Questa sera si recita a soggetto allo stato attuale di work in progress) nuova energia, fuori da ogni tipo di museificazione, ma anche di dispettosa interpretazione trasgressiva.
E' stata la preoccupazione dell'insegnamento, la difficoltà di mettere in cantiere spettacoli veri e propri nell'incertezza della stagione russa, la stessa deconcentrazione causata dal rinnovarsi dagli impegni internazionali del regista, a far convergere negli ultimi due anni il suo lavoro drammaturgico verso la letteratura, per applicare il metodo ormai consolidato anziché sui testi teatrali ai romanzi di Dumas o alle novelle di Maupassant, quando non ai trattati filosofici di Platone o di Erasmo, e localizzarsi principalmente su Dostoevskij, in serate uniche, ogni volta innovate dall'improvvisazione, dando spazio alla lettura, fuori da ambiti teatrali. E' nata così la drammatizzazione di quattro capitoli dei Demoni in quattro diverse stanze di un appartamento. E dopo una preparazione di due anni, un gruppo di allievi è arrivato a riunire in Vis-à-vis, spezzoni di Delitto e castigo, L'idiota, Il giocatore, Il sogno di un uomo ridicolo, L'adolescente, un capitolo dei Fratelli Karamazov… La dimostrazione di lavoro partirà appunto da questi materiali, organizzati sulla contrapposizione di coppie di personaggi, come a dire il princi Myskin e Rogozin, Aljosiu e Dimitri, l'arte del bianco a confronto con l'arte del nero, in un'angolazione tesa a scovare le prospettive future.

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SABATO 26 MAGGIO

PREMIO EUROPA PER IL TEATRO - III Edizione a Giorgio Strehler
Incontro di studio sull'opera di Giorgio Strehler
a cura di Renzo Tian in collaborazione con Alessandro Martinez

ore 9.00 Relazioni
  Bernard DORT: "L'idea di regia in Strehler"
(docente Conservatoire National d'Art Dramatique e Université Paris III)
Agostino LOMBARDO:
"Strehler e Shakespeare"
(Presidente Centro Teatro Ateneo e Docente Università Roma)
Guy DUMUR: "Strehler in Francia" (Critico Nouvel Observateur)
Guido DAVICO BONINO: "Il primo Strehler e la nuova drammaturgia italiana"
(Docente Università di Torino)
Rolf MICHAELIS:
"Strehler e la cultura tedesca"
(Critico Die Zeit)
Maria Grazia GREGORI:
"Strehler e la ricerca"
(Critico Unità)
Paolo Emilio POESIO:
"Itinerario cechoviano di Strehler"
(Direttore Teatro Regionale Toscano)
Renzo TIAN:
"La poetica dell'illusione"
(Presidente Associazione Nazionale Critici di Teatro - Docente Università di Roma - Critico Il Messaggero)
Odoardo BERTANI:
"Realismo e poesia nelle messinscene goldoniane"
(Critico Avvenire)

ore 12.30 Discussione

ore13.30 Intervallo

ore 15.30 Dialogo tra Giorgio Strehler e Bernard Dort

ore 17.30 Testimonianze
  coordinate da Giorgio Strehler con
Renzo Tian
Carlo BATTISTONI, Henning BROCKHAUS, Enrico D'AMATO
Walter PAGLIARO, Lamberto PUGGELLI (Registi)

DOMENICA 27 MAGGIO

Incontro di studio sull'opera di Giorgio Strehler (II parte)

ore 9.00 Testimonianze
  Tino CARRARO, Giancarlo DETTORI, Turi FERRO, Michael HELTAU, Giulia LAZZARINI, Gianfranco MAURI, Glauco MAURI, Catherine SALVIAT, Ornella VANONI, Pamela VILLORESI (Attori) Claudio DESDERI (Cantante lirico) Fiorenzo CARPI (Compositore), Ezio FRIGERIO (Scenografo),
Nina VINCHI (Segretaria Generale Piccolo Teatro)

ore 13.30 Intervallo

ore15.30 Conferenza di Giorgio Strehler
  Letture
Giorgio STREHLER e Giulia LAZZARINI leggeranno e commenteranno
momenti da "Elvira e la passione teatrale"
di Luis JOUVET

ore 17.30 Incontro-dibattito con Giorgio Strehler


INCONTRO DI STUDIO SULL'OPERA DI GIORGIO STREHLER

Opera, Testo, Autore sono vocaboli che in alcuni casi è leggittimo e persino necessario usare per giustificare il risultato del lavoro dal regista di teatro. Scrivente di un testo, o artefice di un'Opera, il regista può in ogni caso arrivare ad essere Autore: autore di una costruzione organica, strutturata nata da un progetto e dotata di uno stile. Parlare dl lavoro di Giorgio Strehler significa più propriamente parlare della sua opera "tout court". L'opera, naturalmente, non vorrà dire la semplice somma degli spettacoli montati in un arco di tempo che ormai si avvia ala cinquantennio. Più che l'importanza della mole, la struttura dell'opera andrà cercata nei rapporti che legano i testi via via scelti, nei raccordi che tra questi sono venuti a formarsi spontaneamente o intenzionalmente, nelle modalità di rappresentazione, nelle scelte degli attori e nella continuità cercata per il loro lavoro.
Ma c'è di più.L'opera è "scritta" attraverso un'altra serie di scelte, dalla scelta di un indirizzo programmatico da dare all'istituzione entro la quale si opera, fino alla scelta (decisiva) del pubblico al quale ci si vuole rivolgere e del quale si richiede la partecipazione attiva. E poi le scelte dei cammini da percorrere, le scelte civili e talvolta politiche che sono contenute nelle scelte artistiche e culturali. L'opera, nel caso di Strehler, è scritta ancora con altri inchiostri: l'inchiostro di attore, dell'attore che Strehler è stato all'inizio della sua carriera, che adesso di nuovo è, e che forse non ha mai smesso di essere. E poi l'inchiostro di teorico, di scrittore e saggista, di pedagogo, che tutti insieme hanno reso più chiaro e indelebile l'inchiostro primario del "metteur en scéne".
Compito dell'incontro di lavoro e di studio dedicato a Giorgio Strehler in occasione del conferimento del Premio Europa di teatro per il 1990 dovrebb'essere proprio quello di investigare le trutture fondamentali di quest'opera, di questo edificio. L'opera di Strehler è una delle più ampie che siano iscritte nella vita e nella storia del teatro europeo del dopoguerra. Essa è la testimonianza dei cambiamenti e delle spine di fondo che nel teatro si sono verificati in questo periodo,e insieme alle invenzioni attraverso cui la tradizione rivive come una radice necessaria. Descrivere le stanze di questo edificio e tracciare il senso della sua architettura non solo e non tanto definire quel "ruolo del regista" di cui si è innumerevoli volte discusso: ma piuttosto scoprire che al fondo di quel ruolo esaltato o contestato esiste, in alcuni casi rari quanto decisivi, il ruolo dell'attore.

Renzo Tian

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Premio Europa per il Teatro
IV edizione

Taormina, 9 - 11 dicembre 1994

Palazzo dei Congressi

SABATO 10 DICEMBRE

PREMIO EUROPA PER IL TEATRO
IV Edizione a Heiner Müller
"Heiner Müller - dentro e fuori il testo, dentro e fuori la scena, dentro e fuori la Germania"
Coordinamento Franco QUADRI

ore l6.00-19.00 (Sala B)
Incontro di studio sull'opera di Heiner Müller
Moderatore Franco Quadri
- Jean JOURDHEUIL
"Il caso Müller, tra la scolastica e il grottesco"
- Hans-Thiés LEHMANN e Franco QUADRI
"La collaborazione tra Heiner Müller e Bob Wilson".
- Robert WILSON "Lavorare con Müller e su Müller"
- Saverio VERTONE "Il salto del Muro"
- Anna NOGARA, Lettura da "QUARTETT"
- Colette GODARD "Müller in Francia, tendenze e influenze"
- Erich WONDER, Testimonianza
- Titina MASELLI, Testimonianza
- Federico TIEZZI, Testimonianza
- Hans-Thiés LEHMANN
"L'ombra degli spettri"
- Gianfranco CAPITTA Comunicazione
- Theodoros TERZOPOULOS, Testimonianza
- Alla DEMIDOVA, Lettura da "QUARTETT"
- Tatiana ROSKOURNIKOVA
"Uno sconosciuto per l'Est"

DOMENICA 11 DICEMBRE

ore 10.00 (Sala B)
Incontro di studio sull'opera di Heiner Müller (II parte)
Moderatore Renzo Tian
- Ernst SCHUMACHER
"L'eredità di Brecht e i testi politici"
- Wolfgang STORCH "Il modello di una lingua"
- Martin WUTTKE, Lettura di "AJAX ZUM BEISPIEL"
- Pasquale GALLO "DDR pallida madre (drammaturgia e provocazione)"
- Roberto GUCCIARDINI, Testimonianza
- Michel DEZOTEUX, Testimonianza
- Giorgio MANACORDA,
"Quando Müller si mette la maschera"
- Karlheinz BRAUN, Comunicazione
- Helena VAROPOULOU "Sotto il peso dei classici"
- Elio DE CAPITANI, Testimonianza
- Peter KAMMERER, "Con Müller in Sicilia"
- Federico TIEZZI, Lettura "IL PADRE"
- Giuliano SCABIA, "Solo il teatro salverà il mondo"

ore 16.00 (Sala B)
Incontro di studio sull'opera di Heiner Müller
Moderatore Jean, JOURDHEIL
- Matthias LANGHOFF - Relazione
- Renzo TIAN "Müller teorico del teatro"
- Manlio SGALAMBRO "Alcune riflessioni sul teatro"
- Jean-Francois PEYRET, "Müller antiaristotelico?"
- Renato PALAZZI, Comunicazione
- Christoph RUETER, Comunicazione
- Franco QUADRI "Qualche messinscena, per esempio"
- Joseph SZEILER, Testimonianza
- Stephan SUSCHKE, Testimonianze
- Graziella GALVANI, Lettura di "AJAX ZUM BEISPIEL"

Intervento di HEINER MÜLLER
Domande o repliche


INCONTRO DI STUDIO SULL'OPERA DI HEINER MÜLLER

Esiste un caso Müller? Certo sono molte le facce di Heiner che si manifestano nei suoi testi teatrali e nella pratica di scena, nello scrivere poesia e nell'isegnare politica, nei saggi critici, nelle interviste, nella scienza autobiografica, nella lettura della storia, nelle molteplici sue attività dove il pubblico si mischia al privato con l'unica vocazione a spingersi con proterva coerenza verso la prospettiva più paradossale.
Uno degli aspetti del "caso" è rappresentato dallo spiazzamento rispetto alle convenzioni di tutta la sua opera, dall'angolazione dei temi alle possibili ambiguità concesse alla lettura, dall'originalità della forma alla trasversalità rispetto ai generi.
La sua scrittura drammatica negli anni sempre più s'apparenta con quella poetica, il dato politico di partenza di soggetti pseudo documentari sul mondo del lavoro sembra cedere il campo alla sperimentazione con un risanguamento energetico del teatro didattico dell'Est e dell'avanguardia dell'Ovest, mentre l'influenza dei classici si trasmette dagli adattamenti alle composizioni autonome. Allo stesso tempo l'eredità degli antichi viene studiata perché permette l'ingresso ad altri sistemi di pensiero, mentre la struttura dei testi sostituisce a un respiro tradizionale il monologo lirico o il poemetto a più voci, incompiuto o ellittico.
L'anomalia del letterato si rispecchia pienamente in una vita che gli ha concesso di rimanere libero anche nell'infuriare di un regime, quando, nonostante l'opzione per la Ddr, aveva fatto due patrie alle quali prestare o imporre la sua coscienza; allora fu definito post-tedesco e qualcuno preannunciò il suo crollo assieme al Muro di Berlino.
Ma dopo quell'avvenimento Müller non ha smesso di essere oggetto più di ogni altro drammaturgo mondiale di allestimenti internazionali, di festival personali, di convegni, di pubblicazioni mentre vedeva crescere la propria autorità con le responsabilità pubbliche, dalla direzione dell'Akademie der Kunst alla guida del Berliner Ensemble installandosi nel luogo dove Brecht l'aveva respinto a rilanciare da eretico l'immagine, e a perpetuare attraverso questo rapporto di attrazione-repulsione verso il Maestro il dilemma di un'identità.
Il caso Müller s'è allora esplicitato nell'abidicazione del drammaturgo dalla scrittura teatrale, nella sua incapacità a raccontare la caduta dell'impero socialista, dopo tanti anni dedicati ad analizzare, tra le macerie d'Europa, il malessere tedesco. Ma lo scrittore s'era già distinto per il suo cammino verso l'afasia, grazie al crescente risparmio di parola dei suoi frammenti d'altissimo stile. E da allora quei brani li utilizza in combinazioni sempre inedite, rinnovandone il senso e la forza.
Ora l'attuale incontro, partendo dalle basi di quello già pianificato con lo stesso Müller tre anni fa, vuole riproporre gli interrogativi appena accennati adeguandosi all'informità dell'opera da celebrare. Montato febbrilmente per festeggiare, assieme all'attribuzione del più cospicuo premio del teatro europeo, l'uscita dello scrittore da una malattia, accumula interventi scientifici, materiale critico, testimonianze di teatranti, letture, video nella riunione e nel brindisi d'una costellazione d' amici che il contatto con la sua intelligenza ha sedotto.

Franco Quadri

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Premio Europa per il Teatro
V edizione

Taormina, 3-6 gennaio 1997

Palazzo dei Congressi

Venerdì 3 Gennaio (Sala B)

Convegno NUOVO PUBBLICO,
 

UN'ALTRA NECESSITÀ DI TEATRO
a cura di Georges Banu
Relatori:
G. BANU, Fare e vedere teatro: un'azione indivisibile
M. KLEIN, Il teatro degli altri: apertura e integrazione
J.J. HOCQUARD, Armand Gatti figura esemplare per il lavoro in ambienti non
teatrali
H.T. LEHMANN, Un lavoro a tre: teatro-università-ospedale
M.H. VAROPOULOU, Argos: un festival integrato al tessuto sociale della regione


Sabato 4 Gennaio (Sala B)

ore 9.30 Convegno (II parte)
  NUOVO PUBBLICO, UN' ALTRA NECESSITÀ DI TEATRO
Relatori:
S. GEORGE, Fare teatro nelle periferie della città moderna
I. HERBERT, Pratica del teatro e dell'opera inglesi in ambienti non teatrali
E. DONATO, Il teatro dei ragazzi e per i ragazzi: esperienza siciliana
D. LUKIC, Sarajevo: il teatro durante la guerra
P. DUMOULIN, Esperienze belghe in ambiente carcerario
Interventi liberi

Convegno: NUOVO PUBBLICO, UN'ALTRA NECESSITA' DI TEATRO

Avendo perduto la sua centralità all'interno della città, il teatro vive sentendosi continuamente minacciato. Ed uno dei sintomi precipui di tale inquietitudine è la percezione continua da parte del pubblico. Al teatro riesce difficile adattarsi ad una condizione di minoranza attiva nell'ambito del tessuto urbano. Eppure saranno probabilmente proprio le attività di contatto immediato col territorio che gli consentiranno di trovare nuova leggittimità.
Oggi è urgente porsi il problema del pubblico, non certo in termini esclusivamente statistici o per lanciarsi in nuove strategie di comunicazione. Non si tratta quindi solo di ampliare il pubblico, ma piuttosto di instaurare un nuovo raporto con il "far teatro" per raggiungere pubblici diversi. La questione è delicata e richiede grande cautela per non lasciarsi trascinare dalle illusorie infatuazioni o da risposte sommarie.
Il Colloquio riunisce critici, esperti di teoria o ricercatori sul campo provenienti da numerosi paesi europei per portare la testimonianza delle loro esperienze e per porsi una serie di quesiti ineludibili sul lavoro in conglomerati umani specifici: prigioni, ospedali, orfanotrofi. Al teatro degli anni 60-70 impegnato nella ricerca dei luoghi non teatrali corrispondono oggi le varie azioni negli ambienti non teatrali. Così, a scapito del suo stato di oggetto estetico, il teatro scivola dal lato dell'esperienza e recupera la sua necessità grazie all'alleanza del vedere e del fare nei luoghi in cui nulla poteva far presagire la sua comparsa.

Georges Banu

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Sabato 4 Gennaio e Domenica 5 Gennaio (Sala B)

Convegno: IL TEATRO DI ROBERT WILSON
  Racconta il tuo Wilson oppure Raccontiamo il nostro Bob
a cura di Franco Quadri
Partecipano:
Roberto Andò, Mel Andringa, Georges Banu, Franco Bertoni, Michael Billington,
Achille Bonito Oliva, Tatiana Boutrova, Germano Celant, Philippe Chemin,
Lucinda Childs, Marie Collin, Andy De Groat, Maita Di Niscemi, Charles Fabius,
Bernard Faivre D'Arcier, Frederic Ferney, Colette Godard, Nele Hertling,
Jeremy Kingston, Renate Klett, Christopher Knowles, Franco Laera, Hans-Thiés
Lehmann, José Monleon, Odile Quirot, Miranda Richardson, Gordon Rogoff,
Dominique Sanda, Luigi Settembrini, Theodoros Terzopoulos, Valentina Valentini,
Helena Varopoulou, Dario Ventimiglia, Barbara Villiger Heilig e Ann Wilson.

Incontro con ROBERT WILSON


Convegno: IL TEATRO DI ROBERT WILSON
Racconta il tuo Wilson oppure Raccontiamo il nostro Bob.

Sarà questo il dilemma di due giorni d'incontro, di conversazione, di bilancio che, nel segno della memoria, riuniranno un eletto campionario della critica teatrale internazionale e una parte assai rappresentativa del vasto clan dei wilsoniani, non intesi semplicemente come fan, ma quali collaboratori di tutti i piani di un artista da un quarto di secolo cittadino del mondo: dal suo debutto europeo al festival di Nancy nel '71, Wilson ha lavorato in molteplici campi e sempre al più alto livello, scovando talenti ogni volta nuovi nella sua fucina di giovani, ma anche attraendo nella sua orbita autentiche glorie non solo del teatro, ma dell'intero mondo delle arti plastiche come della musica e, come raramente avviene in questi ambienti, è riuscito a costruire di regola dei veri rsapporti, anche umani, destinati a durare.
In ordine sparso sono accorsi ad onorare il nostro appello, inviato, a causa delle circostanze all'ultimo minuto, a dispetto del coincidere con le festività, critici illustri e teatranti, attori, drammaturghi, scenografi, costumisti, musicisti, organizzatori, produttori che hanno condiviso nel tempo il cammino artistico del regista texano. A ciascuno abbiamo chiesto di fissare un momento nella loro memoria che li conduca nel modo più informale e diretto a un'esperienza che lo riguarda - brani di spettacoli, fasi di ideazione o di preparazione, semplici incontri umani- per ricomporre un ritratto dal vivo di un creatore di un movimento, mentre a Wilson, che già fu presente a Taormina all'ultimo "tribute" del Premio Europa per Heiner Müller già malato, suo collaboratore e amico, chiederemo un ricordo di chi lo ha aiutato a crescere ma non può essere qui, con lui, a festeggiare il proprio riconoscimento.

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Premio Europa per il Teatro
VI edizione

Taormina, 17 - 19 aprile 1998


Palazzo dei Congressi

Venerdì 17 Aprile e Sabato 18 Aprile

(sala B)

Incontro dibattito: SPETTACOLO DAL VIVO:
 

INFORMAZIONE, CRITICA, ISTITUZIONE
in collaborazione con Association Internationale des Critiques de Théâtre e Federfestival con il patrocinio dell'Agis e l'adesione dell'Eti
coordina Georges Banu
musiche di Hans Peter Kuhn
esclusiva europea


SPETTACOLO DAL VIVO E CRITICA VIVA

Nel quadro delle Giornate del Premio Europa per il Teatro, l'AICT, il comitato Taormina Arte e la Federfestival presentano l'incontro-dibattito "Spettacolo dal vivo: informazione e critica, istituzione", coordinato da Georges Banu. L'Agis, che ha concesso il proprio patrocinio, presenterà in tale occasione una ricerca, recentemente svolta, di interesse sul tema in oggetto. L'Eti (Ente Teatro Italiano) aderisce alla manifestazione. Federfestival intende aprire un dibattito sulla funzione dei giornali rispetto allo spettacolo dal vivo, che ha bisogno non solo di contributi, ma anche di informazioni e critica. Lo spettacolo dal vivo nella sua accezione culturale più alta, deve essre trattato come un bene culturale anche dagli organi di informazione che tra l'altro ricevono contributi pubblici.
Questa volta non si tratta di ridiscutere in generale il ruolo della critica, né di ribellarsi contro la riduzione allarmante dello spazio accordatele dai diversi media. L'obbiettivo sarà un altro. E, diciamolo, è qualcosa di vitale per il teatro e il suo mondo.
La critica, con i mezzi di cui dispone, informa, difende e contesta interviene sul pubblico ma incide anche nel campo del potere teatrale. Tra critica e istituzione si tesse una tela di relazioni la cui complessità merita di essere tenuta in conto e mai dimenticata. Quali sono i rapporti tra informazione pubblica e istituzione, pubblica anch'essa? Quale ruolo occupa la critica in questo dialogo da cui a volte dipendono le decisioni di politica culturale, l'importo delle sovvenzioni, la natura degli interventi? Il potere ascolta la critica o ne diffida, creando esso stesso le proprie commissoini di esperti e arrogandosi il diritto di essere giudice e decisore? E' di questo simbolo, di questo campo di forza e gioco di contraddizioni che possiamo parlare. Quante strategie genera? Quali malintesi provoca? Quali trappole tende? Di quali pericoli o di quali soccorsi è fonte? L'argomento di questo dibattito genera molte domande, dimostrando con questo, come direbbe Brecht, di essere un 'buon soggetto'. Poniamocela! Con la convinzione, secondo l'antica saggezza orientale, che non si possono avere risposte se non si pongono domande.

Georges Banu

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Sabato 18 Aprile e Domenica 19 aprile

(sala B)

Convegno: ALLA RICERCA DI
 

UN METODO RONCONI
progetto e conduzione a cura di Franco Quadri con la partecipazione di: Miriam Acevedo, Cesare Annibaldi, Gae Aulenti,
Mauro Avogadro, Alessandro Baricco, Mario Bortolotto, Gianfranco Capitta, Roberta Carlotto, Annabella Cerliani, Jovan Cirillov, Luciano Damiani, Carlo Diappi, Piero Di Iorio, Claire Duhamel, Marisa Fabbri, José Maria Flotats, Dionissis Fotopoulos, Enrico Ghezzi, Nunzi Gioseffi,
Remo Girone, Maria Grazia Gregori, Annamaria Guarnieri, Judith Holzmeister,
Peter Kammerer, Jean Pierre Leonardini, Gianni Manzella, Vera Marzot, Mariangela
Melato, Anna Nogara, Franca Nuti, Umberto Orsini, Corrado Pani, Walter Pedullà,
Margherita Palli, Massimo Popolizio, Paolo Radaelli, Sergio Rossi, Franco
Ruggeri, Luigi Squarzina, Antonio Syxty, Paolo Terni, Renzo Tian, Victoria Zinny.

Incontro con LUCA RONCONI


ALLA RICERCA DI UN METODO RONCONI

In quarantacinque anni di carriera teatrale e trentacinque di regia, Luca Ronconi ha diretto oltre centotrenta spettacoli: commedie, tragedie, drammi, opere liriche e letterarie, testi di ogni epoca e stile, classici e novità, lavori di repertorio e riesumazioni, in diversi spazi, lingue e paesi, dentro e fuori i teatri, adattando romanzi e montando laboratori o corsi di formazione, mobilitando uno stuolo di attori e tecnici, stimolando alla collaborazione intellettuali e artisti di altre discipline, in un'attività monumentale e svariegata difficilmente afferrabile nella sua globalità. Ma nella molteplicità di queste opere che hanno inciso nella nostra memoria un panorama straordinariamente colorato di immagini e di volti, un interminabile concerto di suoni, parole e gesti, nella continua evoluzione di un creatore teso a superare il passato smentendo ogni possibilità a catalogare la sua pulsione verso nuovi modi di comunicare, si può individuare quel metodo che una coerenza di interprete rigoroso e perfezionista ci fa supporre e una pratica instancabilmente proiettata a reinventarsi vorrebbe negare?
Attori accorsi in folla, non solo italiani, dai collaboratori antichi ai più recenti, a freschi allievi, scenografi, musicisti, coreografi, costumisti, organizzatori, light designer, tecnici, colleghi registi, scrittori, traduttori, drammaturghi, critici intellettuali, compagni d'avventura, sono qui convenuti per festeggiare un maestro e un amico, ma anche per rispondere a questa domanda, ripercorrendo con lui un labirinto di anni di creazioni, rivangando giornate di prove, confessandoci le loro emozioni, rimuginando scoperte e problemi, frugando episodi segreti o proggetti smarriti per via, rivolgendo al maestro le proprie domande, alla ricerca di una chiave per trovare una base di unicità a un modo di lavoro aldilà delle barriere del tempo.

Franco Quadri

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Premio Europa per il Teatro
VII edizione

Taormina, 6-7-8-9 maggio 1999

Palazzo dei Congressi

Giovedi 6 e Venerdi 7

Sala B
Convegno
Scrivere\rappresentare

Esempi di nuova drammaturgia europea proposti
dalla Giuria del Premio Europa:
Albania Diana Çuli (autore); Bosnia-Erzegovina Dzevad Karahasan (autore), Turtko Kulenovic (docente universitario); Croazia Lada Kastelan (autore), Asilija Srnec-Todorovic (autore); Francia Micheline e Lucien
Attoun (direttori Théâtre Ouvert), Georges Banu,
Robert Cantarella (regista), Noëlle Renaude
(autore); Germania Manfred Beilharz (direttore
Schauspiel Bonn, Bonner Biennale), Jens Hillje
(dramaturg, direttore artistico Baracke), Thomas
Ostermeier (regista, direttore artistico Baracke);
Italia Ruggero Cappuccio (autore, regista), Franco
Quadri (critico La Repubblica), Spiro Scimone
(autore); Iugoslavia Radoslav Pavlovic (autore);
Russia Nikolai Kolyada (autore), Tatiana
Proskournikova (studiosa e critica di teatro);
Spagna Josè Monleon, Borja Ortiz de Gondra (autore)


Scrivere\Rappresentare
Esempi di nuova drammaturgia europea proposti dalla Giuria del Premio Europa

La scrittura, posta in gioco
della scena a moderna:

Da qualche anno, in Europa, si sta delineando un cambiamento: la speranza del rinnovamento si colloca sempre di più dalla parte della scrittura. E' questa a perturbare e ad ingaggiare i dialoghi più diretti con il mondo, è questa ad apportare l'energia indispensabile a qualsiasi grande trasformazione. La scrittura attacca i limiti del teatro e comunica con il reale, si presenta come la pulsione principale del teatro attuale. Organismi come la Royal Court in Inghilterra, o Théâtre Ouvert in Francia da lungo tempo dedicano la loro attenzione all'emergere degli autori viventi. D'altronde - ed è un sintomo significativo - il desiderio di scrivere per il teatro aumenta e appassiona sempre di più la giovane generazione europea. Ciò conferma l'importanza mento operato.
Altro fenomeno è dato dalle funzioni che, all'interno dell'atto teatrale, perdono la loro stabilità instaurata da alcuni decenni e dal fatto che spesso ridiventa attuale l'alleanza di un tempo fra il drammaturgo e il regista riuniti nella stessa persona. Lo scopo sta nel riallacciare due rami abitualmente separati e nel fare opera comune.
L'impatto dello scritto contemporaneo fa del teatro un laboratorio della lingua che registra i turbamenti, le tensioni attuali pur preservandola. Il teatro utilizza come strumento una lingua in movimento allo scopo di attuare quella che potremmo definire come una conservazione attiva. Esso Intende salvaguardare, in questo modo, ciò che costituisce il nucleo del teatro occidentale. Con il Premio Europe Nouvelles Réalités Théâtrales si rende onore allo scritto teatrale e grazie a dei testimoni europei presenti a questo incontro auspicato dalla Giuria, possiamo avere un quadro concentrato del cambiamento verificatosi. E' anche un modo per ricordare che ci sono i nuovi scrittori ci che il dovere della scena, oggi più che mai, è di farli ascoltare. Presto, senza aspettare

Georges Banu

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Venerdi 7

Sala B
Incontro
Di scena il Royal Court

incontro con il Royal Court Theatre
a cura di Michael Billington
partecipano: Susanna Clapp (critico The Observer),
Stephen Daldry (regista, direttore RC), Elyse Dodgson
(direttore associato RC, direttore del dipartimento
internazionale), Jens Hillje, Jeremy Kingston
(critico The Times), James Macdonald (regista,
direttore associato RC), Barbara Nativi (regista,
direttore artistico Intercity Festival), Thomas Ostermeier,
Rebecca Prichard (autore), Ian Rickson (regista,
direttore artistico RC), Max Stafford-Clark (regista,
direttore associato RC), Paul Taylor (critico The
Independent), Graham Whybrow (literary manager RC)

Proiezione Arena Theatre/Royal Court, 1976, 33'
Omnibus/Royal Court Diaries, 1996, 56'

Di scena il Royal Court (II parte)
scene da Shopping and Fucking
di Mark Ravenhill, regia di Max Stafford-Clark
Una coproduzione Royal Court/Out-of-Joint
Mojo di Jez Butterworth, regia di Ian Rickson
con Kate Ashfield, Pearce Quigley, Nicolas Tennant
lettura in italiano di brani da Attempts on her Life di Martin Crimp
con Silvia Guidi, Fabio Mascagni, Barbara Nativi


Royal Court

L'8 maggio 1956 il Royal Court Theatre di Londra presentò una nuova pièce di uno scrittore ventiseienne allora sconosciuto: si
trattava di Ricorda con rabbia di John Osborne. La pièce, che ruotava intorno ai sentimenti di rabbia e frustrazione della gioventù moderna, diventò un punto di riferimento per il teatro britannico del dopoguerra. Nei successivi quarantatré anni, cioè fino ai giorni nostri, la English Stage Company del Royal Court ha prodotto centina di nuove opere teatrali diventando, inoltre, in tutto il mondo il simbolo di un teatro in cui la recitazione, la regia e le stenografie sono al servizio dell'autore. Il Royal Court è stato spesso imitato. Raramente è stato superato.
Nella storia del Royal Court si annoverano molti punti nodali: la battaglia contro la censura in favore dì Saved di Edward Bond nel 1965; l'apertura di un secondo spazio, il Theatre Upstairs, nel 1969; l'apparizione di grandi attori quali Olivier, Gielgud e Richardson in nuovi lavori. Il Royal. Court ha consapevolmente promosso lo sviluppo di opere scritte da donne e da autori appartenenti a minoranze etniche. Dal 1994 ha, inoltre, scoperto una nuova e vibrante generazione di drammaturghi i cui lavori hanno suscitato notevoli ripercussioni in tutto il mondo: fra loro si ricordano la scomparsa Sarah Kane, Mark Ravenhill, Conor McPherson, Martin McDonagh, Jez Butterworth e Rebecca Prichard. Nel corso degli ultimi due anni il Royal Court ha lavorato in sedi temporanee del West End londinese. Nell'autunno 1999 farà ritorno alla sua sede storica: il teatro di Sloane Square, completamente ristrutturato. La sua politica è rimasta sempre invariata da quando Georoe Devine fondò la English Stage Company nel 1956: porre l'autore al centro dell'esperienza teatrale.
Michael Billington

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Sabato 8

Sala B
Convegno
L'Arte dell'Attore
dibattito organizzato
dall'Union des Théâtres de l'Europe modera Michael Billington (critico The Guardian),
partecipano: Erland Josephson (attore Kungliga
DramatiskaTeatern, Stoccolma), Luca Ronconi
(direttore Piccolo Teatro, Milano), Lev Dodin
(direttore Maly Teatr, Sanpietroburgo), Georges Lavaudant (direttore OdéonThéâtre, Parigi), Thomas Ostermeier Gábor Zsámbéki (direttore Katona, presidente UTE)


L'ARTE DELL'ATTORE

L'UTE organizza regolarmente degli incontri internazionali con la partecipazione di professionisti del teatro che, benché provenienti da culturee da paesi diversi, condividono le stesse preoccupazioni.
Nel. corso degli anni, abbiamo affrontato vari temi quali: " La Formazione dell'attore" (Piccolo Teatro, ottobre 1990), "Il Teatro e l'Audiovisivo" (Odeon ? Parigi, ottobre 1991), "Il Teatro e il suo Pubblico" (Piccolo Teatro, novembre 1994), "Arte e Conflitto - il processo artistico tra sonno e veglia" (Odeon, Institut de France - Parigi, maggio 1997).
L'UTE organizza anche dibattiti più ristretti, nel quadro delle sue Assemblee Generali (a Stoccolma, ad esempio, nel novembre 1998 su "La Programmazione teatrale")
Per la nostra XX Assemblea Generale, che avrà luogo a Taormina l'8 e 9 maggio 1999, abbiamo scelto di discutere su "L'Arte dell'Attore" e, più precisamente, sui cambiamenti intervenuti in quest'arte della recitazione nel corso degli ultimi decenni. E' evidente che oggi gli attori non recitano più come dieci o vent'anni fa, Perché? Dobbiamo pensare all'influenza dei cinema o della televisione? E il teatro che cosa guadagna e che cosa perde in seguito a questi cambiamenti? Il lavoro della messa in scena ne risulta modificato e, se si, in che modo?
Abbiamo chiesto ad alcuni amici ? registi di generazioni diverse e un grande attore ? di aiutarci a rispondere a queste domande, nel corso del dibattito guidato da Michael Billington, critico teatrale del Guardian.
I partecipanti saranno i seguenti: Erland Josephson (Svezia), Lev Dodin (Russia), Georges Lavaudant (Francia), Thomas Ostermeier (Germania) e Gabor Zsmbéki (Ungheria).
Al dibattito farà seguito una discussione generale.

Ell Malka

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Sabato 8 e Domenica 9

Sala B
Convegno
Sulle tracce di Pina

Incontro Internazionale su Pina Bausch e
il Tanztheater Wuppertal
introduzione di Franco Quadri, modera Leonetta Bentivoglio
partecipano: Bob Wilson (regista), Leoluca Orlando (sindaco Comune di Palermo), Pina Bausch e Palermo; Norbert Servos (drammaturgo, co-fondatore di Ballet International, saggista), On fear, on love; Bartabas (regista Théâtre Zingaro); Akira Asada (docente Università di Osaka), Infrared-Emotional Machine of Pina Bausch; Francesco Giambrone (assessore alla
Cultura Comune di Palermo), A proposito di Palermo Palermo; Ronald Kay (scrittore), L'udito sotto il dettato della voce; Marinella Guatterini (critico l'Unità), Comporre e scomporre:
le musiche di Pina; Elisa Vaccarino (critico RAI SAT, Il Giorno),
Ifigenia a Torino; Michel Bataillon (drammaturgo Théâtre
National Populaire Villeurbanne), Pina Bausch in Francia;
Gianfranco Capitta (critico Il Manifesto, direttore Orestiadi Gibellina), Falsche Bewegung: Pina nelle città; Mark Jonkers
(direttore del balletto della Komische Oper), On politics and policy for dance; Savitry Nair (danzatrice), Pina Bausch e l'India; Sergio Trombetta (critico La Stampa), I sette peccati capitali; Christopher Bowen (critico The Scottish Time, Sunday Time), Yes, But What Does It All Mean?; Franco Bolletta (direttore Festival di Nervi), Pina Bausch aVenezia; Renate Klett (critico Theaterheute), Le prove di Kontakthof



Domenica 9

Sala B
Convegno
Sulle tracce di Pina
(II parte)
modera Norbert Servos, partecipano:
Bernard Faivre D'Arcier (direttore Festival d'Avignon);
Mechthild Grossmann (attrice Tanztheater Wuppertal),
When an actrice met a choreographer; Ivan Nagel
(docente università di Berlino); Eriko Kusuta (scrittrice)
Pina Bausch's white pencil with eraser; Leonetta Bentivoglio (giornalista La Repubblica, saggista), Geografie mobili e rivendicazioni del corpo; Maria Joao Seixas (scrittrice, giornalista), Pina Bausch sacerdotessa della vita come performing art; Matthias Schmiegelt (direttore amministrativo Tanztheater Wuppertal), L'organizzazione del Tanztheater Wuppertal e la sua evoluzione; Malou Airaudo (danzatrice Tanztheater Wuppertal); Thomas Erdos (consulente artistico); Donya Feuer (regista - coreografa
Kungliga Dramatiska Teatern Stoccolma), 51West 19th
Street; Dominique Mercy (danzatore Tanztheater Wuppertal);
Helena Pikon (danzatrice Tanztheater Wuppertal);
Werner Schroeter (regista); Matthias Burkert (responsabile delle musiche Tanztheater Wuppertal); Julie Shanahan (danzatrice Tanztheater Wuppertal)



Sulle tracce di Pina (III parte)
Piera Degli Esposti (attrice), Letture per Pina; Savitry
Nair (danzatrice), Omaggio a Pina Bausch
attraverso la danza indiana; Peter Esterhazy (scrittore),
The Miraculous Life of the Laudator

Incontro con Pina Bausch



SULLE TRACCE DI PINA
Incontro Internazionale su Pina Bausch e il Tanztheater Wuppertal

Pina Bausch non è solo la massima coreografa del nostro tempo. Se la danza è il suo punto di partenza, il primo motore del suo viaggio alla conquista di un teatro "totale", il suo raggio d'azione, espressiva e comunicativa, va molto al di là dello specifico linguistico della danza. Inventrice di un genere, il teatrodanza, che ha rivoluzionato alle radici il suo linguaggio d'origine, Pina Bausch è autore nel senso più forte e completo del termine.
Artefice di un mondo di assoluta originalità figurativa, drammaturgica registica, coreografica e musicale. Una dimensione al cui interno la danza acquisisce una tale singolarità di connotazione da non essere riferibile ad altro che a se stessa, oltre i riferimenti a scuole, discipline o tecniche.
Disinteressata a un' "oggettiva " bellezza della forma e agili estetismi tipici dei paradisi ballettistici Pina Bausch ha edificato, nel tramite degli straordinari danzatori dei suo Tanztheater Wuppertal, il senso di un teatro capace di parlare davvero di noi. Di sentimenti, rabbie, giochi di potere. Dei luoghi dei sogni e dei misteri dell'infanzia. Di ossessioni in cui tutti possiamo rifletterci. Della difficoltà di amarsi e capirsi della paura della solitudine, dell'orrore della violenza e della sopraffazione. Con l'esito di un gigantesco repertorio di spettacoli - generosi affreschi poetici, mondi sempre inaspettati, che pure sanno raccontarci il nostro tempo e il nucleo di autenticità delle esperienze - costruito in 25 anni di lavoro.
E' una prospettiva che ha impresso profondamente i suoi segni nel panorama della scena occidentale sconvolgendo sia i territori del teatro che quelli della danza del nostri anni. E che proprio per la sua densità, inimitabilità, molteplicità di livelli espressivi indefinibilità di metodi di montaggio, si presenta arduo da incasellare, sfuggente.
D'altra parte è qui che si nasconde i1 prezzo della sua potenza. La vitalità dell'oggetto si ribella agli schemi concettuali.
Per questo inseguire Pina - il suo mondo d'autore - non può che voler dire inseguirne le tracce, senza l'ambizione di un ritratto definitivo o esaustivo. Significa raccogliere amici, ed estimatori, collaboratori antichi e recenti, colleghi a vario titolo(registi, coreografi e danzatori), organizzatori e produttori, compagni d'avventura in diverse occasioni, e ancora gli scrittori, gli studiosi e i critici che più fedelmente ne hanno seguito il percorso, per sollecitare testimonianze sulle sue giornate di prove, registrare resoconti sui periodi della sua vita d'autrice, ospitare i tentativi più sinceri e documentati di esplorazione analitica dei suoi spettacoli. Per provocare ancora la lunga serie di interrogativi che all'infinito possono essere Posti all'impressionante corpus di un' opera contemporanea e "classica" capace di sfidare il tempo le mode, la prevedibilità delle convenzioni.

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Premio Europa per il Teatro
VIII edizione

Taormina, 6-7-8-9 aprile 2000


Venerdì 7

Palazzo dei Congressi, Sala B

ore 10,00 Premio Europa Nuove Realtà Teatrali
incontro con il Theatergroep Hollandia
a cura di Arthur Sonnen
Coordina Luk Vanden Dries (Università di Antwerp)
Partecipano: Tom Blokdijk (dramaturg), Paul Koek (direttore artistico e musicale), Hein Janssen (Volkskrant Amsterdam), Henk Oosterling (Erasmus University Rotterdam), Gerald Sigmund (Frankfurter Algemeine Zeitung), Johan Simons (direttore artistico), Arthur Sonnen (Theaterfestival, Amsterdam), Helena Varopoulou (Università di Atene), Jeroem Willems (attore).
.  
ore 12,30 Premio Europa Nuove Realtà Teatrali
incontro con Thomas Ostermeier
Partecipano: Jens Hillije, Marius von Mayemburg e gli attori dello spettacolo "Gier".

Sabato 8

Palazzo dei Congressi, Sala B

ore 9,30 Premio Speciale al Bitef.
Incontro con Jovan Cirillov,
direttore del Bitef di Belgrado.
Partecipano: Nedad Prokic e Biljana Srbljanovic.
.  
ore 11,00 Incontro: Peter Brook e l'Africa,
(dalla creazione del Cirt fino ad oggi),
partecipano: Marie Hélène Estienne
(collaboratrice di Peter Brook e adattatrice
di Le Costume) e Bakary Sangaré (attore),
a cura di Georges Banu.
.  
ore 13,00 Premio Europa Nuove Realtà Teatrali
incontro con la Socíetas Raffaello Sanzio
a cura di Franco Quadri.

 

Domenica 9

Palazzo dei Congressi, Sala B

ore 9,30 Menzione Speciale a Ibrahim Spahic'.
Incontro con Ibrahim Spahic' e il Quartetto d'Archi di Sarajevo
a cura di Josè Monleon. Proiezione video.
.  
ore 11,00 Premio Europa per il Teatro:
"La fucina di un teatro necessario".
Convegno su Lev Dodin, a cura di Franco Quadri (I parte).
Partecipano: Elena Sergueevna Alekseeva (critico), Inna Natanovna Bazilevskaya (critico), Michael Billington (critico The Guardian), David Borovski (scenografo), Friel Brian (autore), Gianfranco Capitta (critico Il Manifesto), Martin Dewhirst (Università di Glasgow), Declan Donellan (regista), Svetlana Vladimirovna Druzhinina (editore),Veniamin Filshtinsky (Accademia teatrale San Pietroburgo), Valerii Galendeev (Accademia di Teatro di San Pietroburgo), Ninel Chasbulatovna Ismailova (critico), Renate Klett (critico), Serguei Kourychev (attore), Eduard Kotcergin (scenografo), Alan Lyddiard (regista), Tostern Mass (Berliner Festspiele), Cesare Mazzonis (direttore Teatro Comunale Firenze), Kirsikka Moring (Critico Helsingin Sanomat), Vladimir Dmitrievich Savitskii (critico), Peter Semak (attore), Oleg Mikhailovich Serdobolskii (giornalista), Mikhail Shvidkoi (Ministro della cultura), Anatolii Mironovich Smelianski (critico), Patrick Sommier (produttore), Mikhail Stronin (Maly Drama Theatre).

incontro con LEV DODIN




NOTA

"La fucina di un teatro necessario"
La radiografia di una carriera, impostata nel periodo più stagnante della storia dell'Unione Sovietica nell'intento di contestarlo con passione e maturata nelle successive fasi del cambiamento lavorando in tournée a stretto contatto con la scena occidentale, è di per sé un'operazione complessa che sarà sottoposta, nei tempi concisi accordati al Convegno, a punti di vista divergenti e complementari tesi a sottolineare via via l'impostazione artistica e politica del lavoro di Lev Dodin dai suoi inizi alla rifondazione del Teatro Malij, le tecniche coinvolgenti la formazione, l'integrazione tra diverse generazioni di attori, l'approccio a testi classici in modo nuovo e il confronto con opere contemporanee, ma soprattutto l'intensa attività di teatralizzazione della narrativa e l'elaborazione di un proprio modo di scrittura scenica in mesi di lavoro, rifacendosi ai maestri della scuola russa e integrandone l'insegnamento.
Saranno certamente illuminanti a questo proposito - prima di arrivare alle conclusioni di Dodin, che è un intellettuale e uno studioso prima ancora che un teatrante volto alla pratica - le testimonianze dei suoi compagni d'esperienza, dal suo consigliere e dramaturg Michail Stronin ai colleghi nell'insegnamento, ad attori come Peter Semak e Tatiana Toumanova, al suo staff più legato al procedere giornaliero, ma anche a due grandi della scenografia russa che con Dodin hanno collaborato magistralmente, come David Borovskij e Eduard Kotcergin.
Ma non si potrà ignorare il contributo di un ministro della cultura fuori dal comune essendosi anche distinto per l'acutezza di critico militante quale Michail Shvidkoij, o luminari della critica russa del peso di Anatolij Smelianskij, a confronto con le voci dei recensori europei, di autori della portata di Friel, di direttori di festival, che più direttamente all'estero hanno assistito all'arricchirsi dell'avventura internazionale di un regista, di una compagnia e di un teatro con il loro stimolo. Perché la grandezza del Malij sta in una trasformazione compiuta dagli anni '80 a oggi europeizzando la propria struttura col mantenersi fedelissimo ai propri principi che hanno alla base la necessità del fare teatro e la sua adesione artigianale alla quotidianità come ai tempi e nelle idealità degli storici maestri.

Franco Quadri

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Premio Europa per il Teatro
IX edizione

Taormina, 5-6-7-8 aprile 2001


Palazzo dei Congressi

Venerdi 6

sala B
Conferenza-incontro con Heiner Goebbels
a cura di Renate Klett (Critico). Partecipano: Stephan Buchberger (Drammaturgo Max Black), Hans Burkhard Schlichting (Drammaturgo Radio Drama SWR Baden-Baden), Helga Finter (Studiosa di Teatro), René Gonzales (Sovrintendente Théâtre Vidy-Lausanne), Hans-Thies Lehmann (Università di Francoforte), David Moss (Cantante e percussionista), Gerald Siegmund (Critico-Studioso di Teatro), Helene Varopoulos (Università di Atene), André Wilms (Attore-Regista).


Sabato 7 aprile

sala B
Conferenza-incontro con Alain Platel
A cura di Jean Marc Adolphe (Critico - Direttore Théâtre de la Bastille)
Partecipano: Silvia Bonucci (Interprete), Guy Cools (Direttore Centre d'Arts Vooruit), Bernard Faivre D'Arcier (Direttore Festival d'Avignone), Fabrizio Grifasi (Dir. Fondazione Roma Europa), Frie Leysen (Direttrice Kunste Festival des Arts - Bruxelles), Christoph Marthaler (Regista - Direttore Schauspielhaus Zurigo), Michael Morris (Direttore Art Angel), Monique Veaute (Direttore Fondazione Roma Europa).


Sabato 7 e Domenica 8

sala B
Michel Piccoli ovvero il viaggio a doppio senso: teatro-cinema
convegno su Michel Piccoli coordinato da Georges Banu (Direttore artistico Académie Expérimentale des Thèâtres - Presidente Association International des Critiques de Thèâtre) e Serge Toubiana (Editore e Critico, ex-Direttore Cahiers du Cinéma). Partecipano: Humbert Balsan (Produttore), Jane Birkin (Attrice), Dominique Blanc (Attrice), Marcel Bluwal (Regista), Luc Bondy (Direttore Wiener Festwochen-Regista), Pascal Bonitzer (Regista), Marcel Bozonnet (Direttore Conservatoire National Superieur d'Art Dramatique), Jean-Claude Carrière (Scrittore), Jérôme Clément (Presidente ARTE), Alain Crombecque (Direttore Festival d'Automne), Peter Del Monte (Regista), Armelle Héliot (Critico), Michelle Kokosowski (Direttrice Académie Expérimentale des Thèâtres) Laurence Liban (Critico), Claude Mouriéras (Regista), Tatiana Proskournikova (Critico), Michel Vaïs (Segretario Generale AICT - Radio Canada).

Incontro con MICHEL PICCOLI


Michel Piccoli
o
il duplice viaggio: teatro-cinema

Wim Wenders affermava che solo al cinema ci è dato vedere un attore sia da giovane che al termine della carriera. Sullo schermo, i due momenti possono coesistere, sul palcoscenico mai. Questa riflessione ci invita ad osservare il grande interprete a teatro con particolare attenzione poiché siamo destinati a diventare depositari di quel ricordo. Da noi dipende la sua immortalità: è il patrimonio di cui siamo responsabili. E un giorno, come adesso, saremo invitati a resuscitare quegli incontri che hanno formato la nostra biografia di spettatori.
Di un attore non possiamo parlare che dopo aver saggiato "il fiore" della sua arte, come diceva un tempo il grande maestro Zeami. Ma allora, a cosa serve parlare di un'esperienza che ad altri, più giovani, è stata negata? Solamente a sfogliare i capitoli di una memoria "spettatoriale" che non può dialogare se non con le proprie simili? Non solo, perché parlare di un artista è anche ricordare il suo rapporto con il lavoro e con il mondo, con l'etica e l'impegno, con i colleghi e con il pubblico. In definitiva, questo è tutto ciò che possiamo comunicare agli altri per illuminarli sull'identità di un attore. Il resto non è che ricordo autobiografico, e richiede quel talento per l'evocazione che solo i narratori e gli scrittori possiedono. Come rendere con parole il turbamento irripetibile di quegli istanti rari in cui l'attore si cala completamente in un personaggio, in cui la sua arte ci appare come espressione di una vita migliore?
Malgrado le difficoltà, bisogna accettare questo incontro con l'avventura di un grande attore. Una sfida necessaria per ricomporre l'immagine di un artista che ha superato le frontiere fra le arti e le nazioni; Michel Piccoli si trova al centro di un viaggio continuo fra il teatro e il cinema, lo stesso che lo conduce da un paese all'altro del Mediterraneo. Qui si tratta di testimoniare il ruolo sostenuto dalla sua arte nella normalizzazione dei rapporti fra schermo e palcoscenico. Egli sta nello spazio intermedio, quello in cui si intrecciano i dialoghi.
Michel Piccoli, dopo un brillante debutto accanto alla figura mitologica che ancora rimane Jean Villar per il teatro francese, ha dato corpo a un memorabile Don Giovanni nel film televisivo di Marcel Bluwal, per ricomparire in seguito sulle scene richiamato dalle grandi personalità del teatro europeo: Peter Brook e Klaus Mickael Grüber, Patrice Chéreau, Luc Bondy e Robert Wilson. Si è impegnato in tutte le esperienze e ogni volta ha mantenuto una totale disponibilità ad accogliere i personaggi incarnati. Ha sempre saputo conservarsi "aperto".
Si tratterà, innanzitutto, di una riunione di gente di teatro e di cinema, un modo per accostarsi alla personalità di quest'attore esemplare. In seguito Michel Piccoli discorrerà con Serge Toubiana e Georges Banu della sua duplice esperienza, il teatro e il cinema riuniti, esperienza alla quale egli si è sempre abbandonato con ludica disinvoltura. Refrattario ai percorsi prestabiliti e ai piani a lungo termine, Piccoli rappresenta da solo la forza d'attrazione di queste arti così vicine. Ha sempre dato fiducia ai personaggi da interpretare e alle parole da far comprendere. In questo senso, egli ci appare (diciamolo pure!), come un "artista umanista".
La proiezione de Il giardino dei ciliegi di Cecov nella versione di Peter Brook ci rivelerà una delle sue più grandi interpretazioni teatrali: Gaev, il fratello che per proteggere la propria infanzia perde il giardino, simbolo di un passato e di una classe che svaniscono. Altre proiezioni cinematografiche permetteranno di ripercorrere la sua carriera eccezionale e multiforme. Per parlarne meglio, verrebbe da sognare anche un intervento di Marcello Mastroianni, di Marco Ferreri…
Complemento della manifestazione saranno gli scambi fra critici teatrali e cinematografici, esperti dagli orizzonti differenti sulla questione attore teatrale/attore cinematografico.
Pirandello, l'autore siciliano che ha saputo ridurre all'essenziale i meccanismi del teatro per meglio esaltarlo, sarà l'alleato scelto da Michel Piccoli per onorare il Premio Europa per il Teatro. Egli riprenderà le parole di Cotrone ne I giganti della montagna e, per una sera, potremo essere i privilegiati testimoni di un incontro unico.

Georges Banu

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Michel Piccoli
Durante la sua splendida carriera di attore, Michel Piccoli ha lavorato con alcuni fra gli autori cinematografici europei più importanti e originali: Buñuel, Ferreri, Godard, Sautet, Demy, Bellocchio, Carax, Oliveira, Varda, ecc. Con ciascuno ha saputo stabilire un patto di fedeltà, mostrandosi sempre disponibile e umile così da penetrare e farci penetrare all'interno del loro universo, creando personaggi indimenticabili. Michel Piccoli ha interpretato anche numerosi film più tradizionali (polizieschi, commedie e drammi psicologici), sempre con la medesima esemplare disponibilità. Al pari di altri grandi attori del cinema francese - Raimu e Michel Simon ad esempio - Piccoli ha sempre visto la propria professione d'attore come una fortuna più che come un fardello, considerandosi innanzitutto un interprete al servizio del testo e del regista. In lui non si percepisce mai una resistenza, né la rivendicazione di una qualsiasi autonomia o di uno spazio riservato, virtuale, in cui l'artista non debba render conto che a se stesso e al proprio ego. La recitazione di Michel Piccoli non si fonda sull'"effetto specchio" che rinvia all'attore un'immagine migliore, più alta o più nobile di sé, a detrimento del film o del personaggio. L'attore è tanto più grande quanto più è umile. Il proprio spazio e la libertà, Piccoli li trova e li conquista accettando di sottomettersi, in maniera sempre naturale e senza alcuna forzatura, agli imperativi della messa in scena e al punto di vista del regista. Ponendosi al servizio del personaggio e dell'autore, l'interprete scopre la propria grandezza, che non è mai enfatica o eccessiva, solenne o boriosa. Questo è il tratto saliente di un percorso artistico che, come quello dell'amico Marcello Mastroianni, ha condotto Piccoli alle vette della sua arte.
Esaminando il suo lavoro non si può parlare di uno stile di recitazione o di una tecnica: l'attore ci sorprende e, in certa misura, sorprende anche se stesso, in ciascuna delle sue apparizioni. Inafferrabile e libero come un elettrone in movimento, sempre differente anche nei panni di un personaggio déjà vu, Piccoli ha ricreato più volte i dongiovanni (con Bluwal), i libertini (con Deville) o personaggi vagamente "sadiani" (con Buñuel, ma anche con Granier-Deferre), senza mai cercare un piedistallo da cui "osservare" il film dall'alto della sua grandezza e della sua solitudine d'attore. La sola possibile spiegazione è collegata all'infanzia: oltre all'amore per la recitazione, Piccoli ha un modo molto serio di stare al gioco del recitare, che dipende dal suo umano candore e dalla sua innocenza d'attore. Nel suo caso il piacere di recitare trova le sue radici in un territorio non regressivo ma latente e pronto a mostrarsi in maniera spesso impetuosa, in un istinto che consiste nel lasciare che il gesto e la parola sopraggiungano senza alcuna premeditazione. La recitazione di Piccoli conferma che nell'attore esiste una sorta di "pre-pensiero" fatto d'intuito e di naturalezza, un potere che non bisogna contenere o dominare, ma educare perché si manifesti al momento giusto e in funzione delle richieste dell'autore. Proprio grazie a questa sapienza fanciullesca e ingenua, Piccoli è sempre riuscito a evitare di trasformarsi nella caricatura di se stesso. Per eludere la trappola gli è sufficiente lasciar trasparire una parte dell'infanzia, irriducibile e intangibile, che lo protegge dagli stereotipi e dalla noia.
Con lo stesso candore e la stessa innocenza, Michel Piccoli è poi diventato regista cinematografico. Alors voilà, il suo primo lungometraggio, ha sorpreso e stupito per la grande libertà di tono, la gestualità originale e le curatissime inquadrature. Un film da funambolo, degno di Michel Piccoli: attore funambolo.

Serge Toubiana