CURIOSITÀ

Ringraziamento di GIORGIO STREHLER

Il rituale richiede, a questo punto, qualche parola del premiato, che talvolta fa finta di essere commosso e talvolta, come questa sera, lo è sul serio.
Sono particolarmente grato agli amici della Giuria del Premio Europa per il Teatro di aver pensato a me per portare avanti un'iniziativa che rientra perfettamente nella mia storia umana e politica. L'Europa è già un entità politica e culturale, e questo Premio, in un certo senso, oltrepassa le persone che vengono premiate. Questo Premio aiuta la nascita di un'Europa delle cose belle, delle cose umane, delle cose che riguardano il teatro come qualsiasi altra attività dello spirito umano, qualsiasi attività creativa e poetica che oltrepassi le barriere delle singole nazioni per entrare in un giro più vasto, prefigurando quell'Europa federata in cui ho sempre creduto. Ma guai se l'Europa del domani non sarà basata - oltre che sulle leggi economiche, sulle necessità delle imprese e sulle realtà del lavoro - sulle necessità dello spirito, sulle ricchezze delle nostre culture e sulle differenze d'identità. Guai se l'Europa diventerà un paese omologato, con un'unica lingua e dovunque gli stessi costumi. Io penso a un'Europa con tante lingue e tante culture. E trovo significativo che un segnale del genere arrivi proprio da Taormina in un momento storico in cui si avverte la voluttà perversa di considerare la Sicilia un paese al di fuori della realtà europea. È un segnale da raccogliere con amore. Io credo ancora negli affetti e non mi vergogno a dirlo, come non mi vergogno a ringraziare Franz - non sua Eccellenza Franz De Biase ma Franz - per le parole che ha voluto premettere alla motivazione della Giuria, per questa vecchia amicizia che ci ha sorretto nel corso di molti anni difficili della nostra storia teatrale e culturale. E vorrei dire che se il teatro italiano fosse un po' più giusto e attento dovrebbe dargli un grande premio, perché è anche grazie a Franz se il teatro italiano esiste ancora e mantiene un profilo degno di questo nome in un momento abbastanza difficile per la storia del nostro teatro.
Vorrei sottolineare l'importanza del fatto che questo vasto gruppo di teatranti europei qui presente si è riunito - soprattutto per volontà del presidente francese Francois Mitterrand e del ministro della cultura Jack Lang - in un'associazione chiamata Unione dei Teatri d'Europa, che va al di là del Teatro d'Europa. L'Unione dei Teatri d'Europa è un organismo sovrannazionale, privo di qualsiasi scopo politico, di cui fanno parte quattordici o quindici teatri. Non ricordo il numero preciso perché ogni giorno si aggiunge qualcuno. Fanno parte dell'Unione Ingmar Bergman, i direttori del National Theatre di Londra, la Royal Shakespeare Company, gli amici ungheresi, gli amici di quella che è stata la Berlino della Repubblica Democratica e della Repubblica Federale.
Questo è il segno di una volontà di stare insieme nonostante le difficoltà. Anche nel campo della cultura e del teatro ci sono tanti elementi di divisione, come la diversità delle lingue. Eppure abbiamo oltrepassato i confini geografici ancora prima della caduta del Muro di Berlino e come Unione dei Teatri d'Europa abbiamo un programma che riguarda incontri, attività, la pubblicazione di una rivista e, tra l'altro, anche la nascita di un premio teatrale. Un premio per il teatro come lo potremmo chiamare? Premio Europa per il Teatro. Così ci siamo resi conto che stavamo facendo un doppione di quello che avviene già da anni qui a Taormina. Per questo stiamo cercando di unirci in modo da dare più forza alle idee che abbiamo in comune.
Spero che nei prossimi anni quest'unione e questa volontà vengano sostenute anche da altre forze decise a lavorare insieme a noi. Insieme faremo sempre di più e sempre meglio per contribuire alla nascita di quest'Europa dello spirito, della cultura e del teatro. Io mi considero solo un europeo che fa teatro, nient'altro. Grazie.