|
|
 |
|
|
|
|
VIII Premio Europa per il Teatro a Lev Dodin
|
|
VI Premio Europa Nuove Realtà Teatrali |
Theatergroep Hollandia |
Thomas Ostermeier |
Socíetas Raffaello Sanzio |
|
|
VII PREMIO EUROPA PER IL TEATRO
|
|
LEV DODIN
Allievo di uno dei più fedeli allievi di Stanislavskij,
Lev Dodin, sceso giovanissimo dalla natia Siberia nelle
capitali della vecchia Russia, ha dedicato la propria
vita alla scuola, mai scissa dalla pratica, e di lì
è partito formando una compagnia intesa come
grande famiglia, con il culto dell'assieme e di un lavoro
artigianale, ancora prima che il Maestro fosse chiamato
nel 1983 a dirigere il Malij per farne un teatro guida
di questa fine secolo. "La casa" nasce come
spettacolo del suo gruppo diplomato all'Istituto di
Leningrado, dopo mesi di permanenza nel paese del Nord
dove Fëdor Abramov aveva scritto il suo romanzo
sui problemi della vita contadina, ricreato sulla scena
a colpi di improvvisazione per arrivare alla reale concretezza
ritrovata in Fratelli e sorelle: questa tragica epopea
del kolkos ispirata dallo stesso autore a metà
degli anni '80, svolge in otto ore emozionanti, dove
il pianto e il riso si rincorrono, una ricerca sulla
"grande anima russa" che costituisce una costante
per il regista come l'analisi polemica della storia
del suo paese, con una preferenza per la rielaborazione
della narrativa. Un culmine in questo senso è
rappresentato dalla messinscena di un classico a lungo
di fatto proibito come "I demoni" dostoevskiani,
provati per tre anni e da nove puntualmente ripresi
dal Maly in dieci ore di parole e di visioni da brivido,
che già implicano un discorso sullo spirito rivoluzionario
di un popolo fungendo da preambolo alla metafora dell'utopia
suicida espressa da Andrej Platonov in "Cevengur",
recente capolavoro scenico galleggiante sull'acqua,
come la Commedia senza titolo di Cechov, tradotta da
Dodin in una danza dentro il Novecento. Su un piano
di neve vive invece "Gaudeamus", primo degli
spettacoli montati con i giovani della Scuola, satira
dell'addestramento sovietico al servizio militare rimasto
purtroppo di piena attualità, e parte del repertorio
incentrato sull'uomo del nostro tempo che la compagnia
propone al suo pubblico naturale allargato a tutto il
mondo, restituendoci il senso di un teatro necessario.
|
|
|
VI Premio Europa
Nuove Realtà Teatrali |
|
|
|
La compagnia Theatergroep Hollandia,
creata nel 1985 dal coreografo/regista Johan Simons
e dal compositore/regista Poul Koek, occupa un posto
privilegiato nel paesaggio teatrale di lingua nederlandese.
Gli spettacoli del gruppo si sono immediatamente distinti
per la loro coralità e la capacità di
integrarsi in luoghi totalmente estranei ai circuiti
tradizionali. Theatergroep Hollandia ha svolto un
lavoro di ricerca teatrale costantemente associato
a un forte coinvolgimento nell'attualità e
all'impegno sociale e politico. Il gruppo ha fondato
la sua esplorazione del linguaggio su opere famose
- essenzialmente tragedie antiche o moderne - ma anche
su testi letterari non teatrali. Ha inoltre messo
a punto una combinazione di linguaggi che gli permette
di spaziare dal teatro alla danza, fino alle espressioni
musicali più raffinate. La compagnia Hollandia
seduce per la varietà dei campi esplorati e
per lo slancio poetico dei suoi spettacoli, intrisi
di una rara forza polemica. Questo gruppo esemplare
merita perciò un riconoscimento europeo e internazionale.

|
|
|
Lavorando alla "Baracke" di
Berlino, Thomas Ostermeier è riuscito a dare
un orientamento preciso e indipendente al teatro contemporaneo
coniugando la valorizzazione di nuovi autori con uno
stile di regia adeguato, costruito - oltre che su
una capacità non comune di scegliere e dirigere
gli attori - su tempi e visioni che si confrontano
con il cinema, la vita e l'immaginario metropolitano.
Ostermeier, in questo senso, ha contribuito a dare
espressione alle inquietudini delle giovani generazioni
offrendone, attraverso il teatro, uno spaccato fedele
e pregante che supera ogni accademismo e recupera
un collegamento diretto tra quanto avviene nella società
e ciò che si mette in scena nei teatri. Il
teatro di Ostermeier muove così nuove energie
e interessa, in Germania e in Europa, un nuovo pubblico.

|
|
SOCÍ
ETAS RAFFAELLO SANZIO
|
Discesa sulla scena dalle arti visive, la Societas
Raffaello Sanzio in vent'anni di lavoro, passando da
un'esperienza provocatoria di gioco all'invenzione di
una lingua, dal teatro iconoclasta al recupero di un'immaginaria
tradizione sumera, è arrivata alla piena maturità
e a farsi caposcuola del nuovo teatro giovane affrontando
i grandi testi. Fondata da due coppie di fratelli di
Cesena, i Castellucci e i Guidi, la Societas è
rimasta comunque fedele all'originaria natura di gruppo
tribale, in scena con mamme, zie, figli e animali, e
s'è trovata un secondo ruolo nell'insegnamento
a profitto di nuovi attori e di bambini; e del resto
al pubblico infantile ha dedicato una serie di messinscene
di fiabe non mistificanti. Ma è stato il processo
di reinvenzione dei classici sulla propria pelle, basandosi
su una comunicazione d'energia e, a condurre in giro
per il mondo questa compagnia divenuta una bandiera
per i maggiori festival: ed ecco il gruppo di Romeo
Castellucci avanzare da un Amleto autistico in preda
alla propria animale fisicità, in un contesto
meccanizzato, alla radicale lettura di un altro Shakespeare
basata su una corporeità che non esclude la malattia;
e passare quindi a una visione cosmica in due poderosi
trittici, quello immaginifico e creativo dell'Orestea
e la ricreazione memorabile della Genesi, autoanalisi
del lavoro superumano dell'artista e riflessione sulla
storia dell'uomo e sul divenire della scienza nel mistero
del rapporto tra il bene e il male, in una concezione
sempre meno verbale e più visiva di un teatro
visitato dalla scintilla elettrica dove il rincorrersi
dei suoni è sempre più determinante nell'attacco
emozionale dello spettatore.

|
|
|
|
|
|
|
|